A San Diego i limoni non maturano. Lo sapevate?
Non è un modo di dire, è un dato reale. Il clima mite e costante della costa californiana – soleggiato, con temperature che oscillano poco – impedisce a molte varietà di limone di completare il proprio ciclo di maturazione. Certo, crescono, ma non si sviluppano appieno.
Questo perché manca lo stress termico, la discontinuità, quella tensione tra caldo e freddo che dà il via a reazioni chimiche decisive per il colore, il sapore e la qualità del frutto. In assenza di queste variazioni, il limone può crescere ma non evolve, non cambia colore, non sviluppa il profumo e la pienezza che lo rendono davvero maturo.
Sebbene il clima mite e costante possa sembrare ideale, in realtà non lo è per la crescita. In natura, piante e animali hanno imparato ad attingere da queste variazioni: l’inverno non è una pausa sterile ma un momento biologicamente attivo in cui le energie si riorganizzano. La primavera stimola la fioritura, l’estate è legata all’espansione e l’autunno invita alla raccolta.
Questo vale anche per noi. Nei nostri percorsi di vita, personali e professionali, il cambiamento profondo nasce sempre dall’alternanza, che permette all’identità di trasformarsi. Eppure, ci aggrappiamo spesso all’idea che per stare bene serva la stabilità, come se l’evoluzione fosse una strada diritta da percorrere a velocità costante.
Chi non ha mai desiderato restare in una eterna estate emotiva? Essere sempre ispirati, produttivi e sulla cresta dell’onda. Quello stato ideale in cui tutto funziona. Appena arriva il dubbio, tuttavia, la fatica si fa sentire e iniziamo a pensare che qualcosa non vada bene. Ma la verità è che anche noi abbiamo bisogno di attraversare le stagioni per arrivare a maturazione piena.
Diversi persone si rivolgono a noi per crescere più velocemente nella loro professione, perché sanno che è utile avere delle soft skills e che noi di I&G Management abbiamo a cuore le relazioni. Nello specifico cercano percorsi di coaching, nella speranza di arrivare più in fretta al loro obiettivo. Non tutti sanno però che il coaching è uno strumento di trasformazione, non una tecnica per forzare la fioritura. È un processo di accompagnamento attraverso le diverse stagioni dell’identità. Esiste infatti un tempo di semina, uno di fioritura, uno di raccolta e uno di compostaggio, in cui ciò che è stato si trasforma in nutrimento per ciò che verrà.
La ricerca neurofisiologica conferma questo principio. Uno studio della Harvard Medical School ha mostrato come le connessioni sinaptiche non si rinforzino nel momento di massima intensità, ma subito dopo, quando il cervello si “rilassa” e rielabora l’esperienza. In altre parole: è nello spazio tra un’azione e l’altra che impariamo davvero. È lì che il sistema si adatta, si ristruttura, si trasforma.
Lo stesso accade nel coaching. I momenti più fertili non sono sempre quelli pieni di insight, ma spesso quelli che seguono, silenziosi come una notte invernale. Il coach non accelera artificialmente i processi, ma li rispetta e li accompagna. È un facilitatore di passaggi. Un testimone attivo del cambiamento che accade quando si abbandonano le resistenze.
Ed è su questo principio che si fonda la Scuola di Coaching di I&G Management. Il nostro approccio propone un modello che accompagna il futuro coach in un viaggio complesso fatto di scoperta, disorientamento, rielaborazione e crescita. Ogni modulo è pensato come una stagione diversa: ci sono momenti per espandersi e momenti per fermarsi, momenti per apprendere tecniche e momenti per “lasciar accadere” l’apprendimento in profondità.
Testo di Diego Ingrassia
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