“Tu credi di nasconderlo, ma per una frazione di secondo ce l’hai scritto in faccia”.
Nascondiamo le nostre emozioni agli altri quotidianamente, e per la maggior parte del tempo ci riusciamo. Finché un giorno incontriamo qualcuno addestrato a riconoscere gli indizi che lasciamo trapelare in modo inconsapevole in ogni momento della nostra giornata, indizi evidenti come un enorme neon lampeggiante.
Diego Ingrassia è il partner italiano di Paul Ekman International, un’organizzazione fondata con l’obiettivo di diffondere le metodologie scientifiche che consentono di leggere le espressioni facciali e il linguaggio del corpo atte a conoscere le emozioni che realmente prova il nostro interlocutore.
La società, con sede a Milano, si basa sul lavoro di Paul Ekman, il famoso “profiler” che ha ispirato la nota serie televisiva “Lie to Me”.
Negli ultimi 30 anni Ekman ha affiancato alle sue prime ricerche sulle emozioni e la loro espressione anche studi approfonditi sulla menzogna, con l’obiettivo di identificare i segnali trasmessi dal nostro corpo e scoprire le bugie del nostro interlocutore.
La società Paul Ekman International ha lavorato con enti come i servizi segreti e la polizia britannica e statunitense e oggi è un punto di riferimento per tutti i professionisti che si occupano di analisi comportamentale e intelligenza emotiva.
Diego Ingrassia è stato recentemente intervistato da Viviana Guglielmi su Telelombardia dove ha dichiarato che “Non esiste il naso di Pinocchio”. Non esiste la menzogna di per sé. Esistono dei canali attraverso i quali si possono individuare le emozioni e la credibilità dell’interlocutore.
“Se qualcuno vuole nascondere qualcosa, cercherà di sopprimerne l’espressione sul viso, di mascherarla, ma non potrà impedire che compaia per una frazione di secondo” continua Diego Ingrassia illustrando le micro espressioni e i segnali involontari che il nostro corpo e la nostra voce trasmettono.
Ci sono cinque principali canali di osservazione su cui si basano le analisi comportamentali. Innanzitutto molte menzogne si possono leggere dalle espressioni facciali. Gioia, tristezza, rabbia, paura, disgusto, disprezzo e sorpresa appaiono involontariamente sul nostro viso in meno di 2 decimi di secondo. In secondo luogo, il linguaggio del corpo può dare degli segnali interessanti, anche se è necessario conoscere quali di questi elementi sono influenzati dalla cultura di appartenenza.
Un altro aspetto importante riguarda l’analisi delle parole scelte dall’ interlocutore per rispondere alle domande. Lo stile verbale, costituito ad esempio dai dettagli presenti nelle nostre affermazioni, dalla qualità del loro flusso e dalla loro struttura, può essere usato per determinare se l’episodio corrisponde a verità, a patto che colui che pone le domande conosca lo stile di base del suo interlocutore, cioè come comunica in situazioni di normale stress emotivo. La voce rappresenta un elemento importante in quanto è difficilmente modificabile e quindi i profiler considerano ritmo, velocità, volume e tono.
Ma come fa tutto questo a manifestarsi?
Ad esempio, se dovessimo chiedere ad una persona come si sente e ci risponde che sta bene, ci aspettiamo che la manifestazione comportamentale di questa affermazione sia coerente con l’affermazione fatta. Tuttavia, le sue sopracciglia si sollevano verso l’interno mostrando una figura simile a quella di un triangolo per una frazione di secondo. Sappiamo che questa è una indicazione di tristezza.
Oppure, se il viso di qualcuno si contrae da una parte e non dall’altra, è un segnale probatorio di disprezzo.
L’abilità media delle persone nel distinguere menzogne e verità varia nella migliore delle ipotesi intorno al 54%. Tuttavia, una volta imparate le tecniche, la percentuale si può incrementare fino a circa il 90%.
Durante i seminari i partecipanti imparano i segnali che devono osservare e vengono proposti momenti di applicazione pratica attraverso esercizi di analisi e valutazione.
Un esperimento consiste nel fornire la possibilità a due persone che non hanno partecipato a training specifici di rubare 100 euro in un portafoglio posizionato in una stanza riservata.
Se, dopo averli rubati, fossero riusciti ad ingannare i profiler, sostenendo di non averli presi, si sarebbero tenuti i soldi. Diversamente il profiler avrebbe vinto e tenuto l’intero importo.
A seguito dell’esperimento si dimostra che i profiler hanno identificato correttamente chi mentiva e chi no con una percentuale di successo pari a quasi il 90%.
Durante la prima fase dell’indagine i Profiler ponevano domande con il fine di esplorare il normale comportamento di chi rispondeva. A seguito di questa prima fase hanno potuto cogliere le differenze comportamentali di chi rispondeva rispetto alla loro baseline.
Paul Ekman International propone un corso di quattro giorni sulla “Valutazione della Veridicità delle informazioni e Credibilità dell’interlocutore” (ETaC), un corso di tre giorni sulle “Abilità e Competenze Emotive” (ESaC), oltre a strumenti online per il training personale e a un master universitario a livello internazionale.
“Questa scienza è troppo preziosa per essere usata solo dalle agenzie di sicurezza”, conferma Diego Ingrassia.
Individuare le menzogne è un’abilità molto importante in varie professioni e chi acquisisce questo nuovo talento deve essere in grado di utilizzarlo con discrezione e responsabilità.
Abbiamo chiesto a Diego Ingrassia come si comporta con i suoi collaboratori e con i suoi amici e lui ci ha risposto: “con questo tipo di formazione incominceremo ad osservare e notare elementi che prima non pensavamo che esistessero. A volte ci potrà sembrare di leggere nella mente di chi ci parla. Se un mio collaboratore a seguito di una mia domanda mi rispondesse che sta bene e mi mostrasse tristezza sul suo viso, ho il dovere di non dichiarare ciò che ho visto in quanto sarà lui stesso che deciderà se intende condividere con me quel suo stato d’animo. Stessa situazione può nascere a casa con mia figlia. Posso scoprire che mi sta mentendo, ma devo essere in grado di decidere quando quella menzogna fa parte della sua crescita e quando invece può causarle un reale problema. Il fatto di essere un esperto e addestrato nel cogliere questi segnali non mi da il diritto di dichiararlo a meno che non sia l’interlocutore a volerlo. Certo non posso impedire a me stesso di notarli.”
Per approfondimenti sul tema: http://www.corsipaulekman.it/
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